© 2019. L'umanità riannoda i fili della conoscenza.
La complessità delle trasformazioni del mondo di oggi e la sua transizione epocale dalla postmodernità a un oltre di modernità, richiedono sempre più una capacità sinergica di pensiero e azione all’altezza dei tempi, sempre più profonda, sempre più immediata, sempre più diffusa. Questa è la sfida!
Essere ed esserci nella epocale trasformazione e transizione dalla modernità e dalla postmodernità alla meta-modernità.
Un contesto critico: depositari diseredati
Due epoche in eredità. Modernità e Post-modernità. Due epoche che gravano sull’umanità attuale. I loro lasciti vincolati e le loro conseguenze, positive e negative, sono il bagaglio pesante che sovraccarica la ragione dell’uomo e ne opprime le sue sinergiche funzioni vitali di cuore e di mente, nel viaggio obbligatorio e inarrestabile lungo lo spazio ancora inesplorato di un nuovo orizzonte culturale, di una nuova modernità: meta-moderna.
Un deserto storico pieno di ruderi archeologici: colonne isolate, testimoni della magnificenza ideologica della potenza universale della modernità, campeggiano su resti della frantumazione destrutturante, ironica e iconoclasta della post-modernità.
Macchine a tecnologia sempre più avanzata e sempre più autonome, in forza dei propri autoreferenziali algoritmi di scopo; rovistano e scompaginano la stessa realtà archeologica, ormai deprivata di senso dalla dichiarazione di morte della storia, certificata dalla postmoderna laica ideologia a-ideologica.
Un deserto culturale, dove i saperi, macchine di magnificente efficienza, come la letteratura, le arti, le dimensioni sociali fino alla politica e all’economia, risultano, pur nel loro intrinseco valore, scollegate e indipendenti, in uno stato di perenne confliggenza, competizione, vittimismo. Il pensiero intellettuale e quello di avanguardia non fanno più da orientamento e da regolatori dei processi di crescita dell’uomo e dell’umanità.
Un deserto distopico in cui si muovono isolati individui erotizzati, individualità deprivate da regole, istituzioni a policy autoreferenziali, monadi massificate e omogeneizzate dal politicamente corretto, spettrali memorie storiche, avanguardie senza passato e futuro, grida isolate e di massa di scomposte terrificanti paure. L’anomia regna sovrana nel paradosso di costituzionalità democratiche continuamente svuotate della propria virtù di bene comune.
Anche se lo scenario può apparire sempre più deprimente e annichilente, pur nel paradosso delle crisi e delle contraddizioni, una cosa è certa: per la persona umana e per l’intero pianeta, indietro non si torna.
Il viaggio continua nel suo processo di crescita e di sviluppo evolutivo.
Il processo di umanizz-azione non si arresta
Dalla comparsa dell’umanità sulla terra, il processo di umanizzazione è inarrestabile e continuo.
E’ il permanente processo della vita dell’uomo che nella attualità dei rincorrenti cicli generazionali, nel proprio presente dà senso storico, nuova prospettiva e unitarietà funzionale, intessendo il progresso continuo individuale e collettivo dell’uomo.
E’ il processo incontenibile del pensiero, processo di creatività chiamato processo culturale perché la vita è cultura e la cultura è vita in una continua aperta circolarità a spirale di: Parola – Pensiero, Pensiero - Parola. E’ il Processo di necessità e sogni, di conoscenza e coscienza, di dominio scientifico, tecnologico e organizzativo, continuamente modernizzato dal proprio mondo e universo personale, ai propri diversi e relativi territori e ambienti di riferimento spazio-temporali, all’intero spazio globale e universale della nostra unica patria: la terra.
Il viaggio continua.
Il viaggio continua. “Fatti non foste a viver come bruti ma seguire virtute e canoscenza” (Dante Divina Commedia – Inferno canto XXVI, vv 119-120)
Ulisse - l’uomo di ieri di oggi e di domani - continua nel suo itinerario umanizzando con le proprie valenze, i propri talenti, le proprie conoscenze e astuzie tecnologiche territori sempre nuovi, isole dalle mitiche stasi, attraversa i deserti e bonifica le paludi dell’eterna ignoranza, avendo la meglio sulle insidie naturali, le paure ancestrali, i pregiudizi irrazionali, le trappole, i sogni utopici, gli errori e le perdite.
Nel perenne e inarrestabile viaggio, Ulisse ripara, rinforza e adatta, addirittura sostituisce le vele della sue navi, battute e lacerate dagli impetuosi venti dell’inarrestabile cambiamento. Ne costruisce sempre di più nuove e più resistenti, fino addirittura a cambiar le navi, quando le loro tecnologie si mostrano inadeguate a resistere alle più vorticose raffiche cicloniche della complessità. Riunisce in una flotta culturale unitaria le sempre nuove navi dei vari saperi, letterarie, artistiche, scientifiche, tecnologiche, sociali, collegandole con la forza di nuove parole e pensieri ri-generati.
Il viaggio continua, non si arresta. Nel suo quotidiano navigare attraversa stagioni e territori e a ogni cambio di stagione ripensa ai momenti critici del viaggio, ne scrive e ne testimonia la storia, fantastica e sogna nuovi orizzonti, ridisegna aspettative e rivede l’equipaggiamento della tradizione, recupera l’esperienza diretta e le abilità acquisite, fa tesoro degli errori e delle perdite, immagina nuovi orizzonti e nuove prospettive, trama nuovi piani e nuove rotte, riconduce a unitarietà saperi conosciuti con saperi sconosciuti. Il viaggio continua e trascende i suoi punti d’arrivo, in un perenne attraversamento delle colonne d’Ercole fra gli istmi della conoscenza umana
La sfida
Ulisse, oggi, localizzato nel passaggio dell’istmo che dalla confluenza vorticosa della modernità e della post-modernità apre all’oceano inesplorato della meta-modernità ha bisogno di un’efficace bussola della parola e del pensiero, capace di imprimere agli equipaggi, con ottimismo realista, il giusto coraggio dell’avventura umana. Ha bisogno di un nuovo realismo.
Nella paura dell’ignoto, il fermarsi a demonizzare il passato e le tecnologie futuristiche, insieme agli sviluppi e i progressi sociali, il permanere nella divaricazione dei saperi, lo sclerotizzare le memorie secondo una ripetitività liturgica, non fanno che aumentare pregiudizi, opposizioni drammatiche e angosce esistenziali. Inoltre, il mito dell’ingegnerizzazione dell’efficienza sociale, felicemente isolata alla Truman Show, e il permanere su replicanti soluzioni di competizione e di conflittualità dialettica, del tutto anacronistiche, producono divisioni sempre più radicali e anomie senza speranza.
Nell’entropia generale dalla nave non si può scendere.
Dalla nave non si scende! L’itinerario
Con umiltà, nella modestia esistenziale e generazionale di ciascuno e di tutti, occorre allora ritrovare un baricentro dinamico per la navigazione che dia senso e rincuori l’equipaggio della nave umanità. Ridare senso nuovo e ri-generativo alla parola e al pensiero perché “il verbo”, annuncio di intelligenza emotiva e razionale dell’uomo, nella complessità di tutte le situazioni ed espressioni culturali, letterarie, artistiche, scientifiche, e sociali, possa ricollegare in unitarietà vitale i lasciti del passato remoto e recente, alla molteplice produzione della creatività presente, insieme ai sogni, alle speranze, alle intuizioni e alle prospettive dei possibili futuri di crescita e di benessere personale e collettivo, in continuo equilibrio con la natura, e in rinnovato stupore e meraviglia del creato.
Un pensiero nuovo di storia, di ricostruzione e criticità creativa, di sogno e disegno di futuro.
L’uomo più
C’è Necessità allora di parola e pensiero di un uomo più.
Uomo più di un semplice numero sommativo, contabile, statistico, o di un codice informativo a barre da big-data.
Uomo più perché cifra fattoriale, epicentro, consapevole, libero e responsabile, creativo e dinamico di configurazioni originali e unitarie.
Uomo più, numero primo delle proprie valenze emozionali e razionali, cifra combinatoria di relazioni socio-sistemiche sempre più ampie, relative e universali, reali e veritiere;
dove la verità non è più data dalla ragione mitica e sacrale del premoderno;
dove la verità non è più costruita dalla ragione della assolutezza universale del moderno;
dove la verità non è più disfatta dalla ragione della decostruzione relativizzante del postmoderno;
dove, invece, la verità si va realizzando dentro la minimalità della ragione individuale e collettiva del metamoderno, in continua altalena fra relativo e universale.
L’uomo non più numero dato, assegnato o scomposto, ma cifra autonoma di combinazione e configurazione relazionale con sé e con gli altri.
In tale sistema ognuno è vivo col suo complesso vissuto, emozionale e razionale, primo fra pari, originale in sé stesso e nella sempre nuova originalità sociale.
Uomo più perché popolare, manifestazione di cultura quale espressione libera e responsabile di vita di tutti e di ciascuno, di cultura collegante, di cultura diffusa.
Uomo più perché, portatore di democrazia interiore nella propria persona e nella propria vita, è epicentro co-protagonista di democrazia sociale.
Uomo più perché espressione creativa di cultura: l’arte della vita. Arte poetica: letteraria, di arti, di filosofia e scienza, di innovazione tecnologica, di democrazia, di nuova e sempre più nuova civiltà, comune a tutti e con pari dignità, dall’uomo comune al genio.
L'’Accademia della vita: proposta di nuova collegialità metamoderna
Se questo è il quadro di riferimento condiviso e condivisibile, scopo dell’associazione è quello di favorire, nei limiti propri di un sodalizio libero, gratuito e volontario, non elitario ed esclusivo ma popolare e diffusivo, il collegamento fra esperienze e manifestazioni culturali possibili, per la costruzione partecipata della trama della cultura meta-moderna.
Luogo possibile per essere e per esserci in un’ “Accademia della vita”.
© 2019. L'umanità riannoda i fili della conoscenza.